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Sudan: Scontri tra esercito e paramilitari mettono a rischio la sicurezza dei cittadini stranieri

La situazione in Sudan continua a destare crescente preoccupazione a livello internazionale. È proprio in questo contesto che si registrano scontri tra l’esercito e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido (RSF), in particolare nella regione del Darfur. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio gli avvenimenti politici e militari che hanno portato a questo scenario, prestando particolare attenzione alle implicazioni per la sicurezza dei cittadini stranieri e alle azioni intraprese dai rispettivi governi per tutelarla.

Gli ultimi sviluppi sul fronte dei rapporti tra l’esercito sudanese e le RSF, meglio note come milizia Janjaweed, evidenziano una profonda frattura tra il presidente Abdel Fattah al-Burhan e il vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemeti. Questa situazione di tensione sta alimentando un clima di instabilità che rischia di degenerare ulteriormente.

La rivalità tra Al-Burhan e Dagalo si è intensificata negli ultimi tempi, in particolar modo riguardo al controllo delle risorse del paese e alle questioni relative alla transizione politica. Entrambi i leader hanno stretti legami con le RSF, la milizia Janjaweed che ha avuto un ruolo chiave nella guerra civile in Darfur e nelle violenze che hanno caratterizzato questo conflitto.

Le RSF, originariamente costituite per contrastare i ribelli in Darfur, sono divenute progressivamente più influenti all’interno della complessa mappa politico-militare sudanese. La loro crescente importanza ha portato sia Al-Burhan che Dagalo a cercare di utilizzarle come pedina nella loro lotta per il potere, contribuendo in questo modo a fomentare gli scontri tra esercito e paramilitari.

In seguito all’aggravarsi della situazione, l’Italia ha deciso di evacuare il personale dell’ambasciata e i connazionali presenti in Sudan attraverso aerei da trasporto militari. La sicurezza dei cittadini italiani in territorio sudanese è stata al centro dell’attenzione della diplomazia italiana, con il sostegno anche della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha espresso preoccupazione per la situazione. Inoltre, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha sospeso le proprie operazioni nel paese a causa dei rischi per il personale.

La comunità internazionale segue con apprensione gli scontri in Sudan, e alcune proposte di mediazione sono già state avanzate. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha offerto di ospitare un negoziato tra le parti in Turchia per cercare una soluzione pacifica al conflitto.

Gli scontri tra esercito e paramilitari in Sudan hanno causato diverse uccisioni e numerosi feriti, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini stranieri presenti nel paese. In risposta a questa situazione, il governo italiano ha attivato un piano di emergenza per garantire la salvaguardia dei propri connazionali.

Le operazioni di evacuazione messe in atto da parte di Stati Uniti, Francia, Cina e Regno Unito dimostrano la crescente preoccupazione della comunità internazionale riguardo alla situazione in Sudan e al pericolo che essa possa rappresentare per la sicurezza dei diplomatici e dei cittadini stranieri presenti nel paese.